Il Cristo: fucina della città

Mario Donato Summa riprende il tema della partecipazione e del modello ispiratore. Può la città avvantaggiarsi dei progressi fatti dal Quartiere a Sud?

In questi anni e precisamente nell’ultimo decennio, il quartiere ha subito una lenta ed inarrestabile metamorfosi che oggi desta non poco interesse, soprattutto per la sua notevole carica innovativa nel individuare proposte.

Ad avviare questo volano sono state le iniziali proposte, che negli anni precedenti hanno acceso un profondo interesse per la vivibilità del quartiere. Un quartiere che si snoda su due vie parallele, ma in cui l’antica via Acqui si è trasformata in un luogo di socialità attiva che lungo l’asse del tempo ha saputo dare frutti notevoli.

L’operosità e la voglia di riscatto, che gli abitanti del quartiere hanno saputo mettere in campo, oggi pare essere diventata attrattiva per le attività ludiche, per le audaci zone come il villaggio fotovoltaico, gli agglomerati urbani e le aree verdi e soprattutto, la voglia degli abitanti di risiedere nel quartiere.

Un quartiere che ha saputo comprendere l’importanza di un Consiglio di Quartiere in grado di far sviluppare idee e progetti che hanno di fatto trasformato l’area. Da sobborgo a zona residenziale che attrae e valorizza gli investimenti in loco.

Da una Associazione di commercianti che nonostante tutto ha scommesso e vinto sulla propria imprenditorialità, sulle idee, sulla capacità di persuasione. Da una associazione (S.O.M.S.) che ha fatto certamente da pungolo alle compagini politiche che si sono alternate al comando politico della città.

Tutto questo è oggi il Quartiere “Cristo”.  Ben raccontato da una radio privata che ha sede nel quartiere e che dà voce e forza alle idee di chi vi abita e vive il quartiere ed è meta di ogni stagione politica, è meta di ogni evento, che si consuma e che fa da megafono e esempio alla città, che oggi più di ieri si accorge della bella realtà che è oggi il “Cristo” ed il potenziale che in esso si intravvede ancora da venire.

Ma di tutto questo, alla vigilia di una ennesima tornata elettorale, al di là del cavalcare una evidente ondata di interesse che tutto quanto viene dal “Cristo” oggi genera, una domanda è lecita: quanto di questo è possibile esportare in altri quartieri della città ove le giurisdizioni pubbliche paiono di fatto inesistenti?

Eppure, nei rari luoghi (bar, barbieri [Quelli di una volta], circoli, parchi e locali pubblici) in cui si può ancora ragionare di politica, si assiste ad un unico e sconsolato lamento… di triste inedia, scontento e rassegnazione che a ben vedere non ha spesso ragion d’essere.

La vita sociale, “… Eppur si muove…“ è presente, ma effettivamente manca lo spunto che dia una sferzata di orgoglio, che possa avviare il volano anche agli “Orti”, in “Pista”, in “Centro”…

È forte l’attesa di qualcosa o qualcuno che possa prendere l’iniziativa, magari suscitando la solidarietà su di un progetto di rinnovamento, di idee su cui coinvolgere gli abitanti, provocandone la partecipazione e l’interesse dei vari settori… gli spazi nei vari quartieri ci sono…

Allora, perché non partire dalla rivitalizzazione degli stessi Consigli di quartiere, aprendoli alla partecipazione dei vari gruppi, portatori di interesse, con il coinvolgimento dei circoli esistenti da cui possono scaturire nuove idee e progetti per un nuovo punto di vista da cui partire.

Il “Cristo” insegna, occorre coinvolgere la popolazione in un dibattito che deve trovare ragion d’essere in iniziative che possano destare il coinvolgimento di tutti. Trovare gli spunti di solidarietà il cui fondamento non può che essere il centro di aggregazione (il consiglio di quartiere) già presente in ogni quartiere e da li ripartire, con umiltà, coinvolgendo la popolazione.

Il riprendere delle tradizioni che nelle sagre hanno trovato rinnovamento e fondamento per riproporre antiche usanze con cui destare l’attenzione degli anziani, il coinvolgimento dei giovani e la propositività del fare, che l’età di mezzo sa poter realizzare se positivamente coinvolta e interessata.

Si valorizzino i prodotti locali e si pongano le basi per ulteriori passi, in modo da puntare a cambiamenti radicali di benessere e di appartenenza che sollecitano la partecipazione della gente. Si pongano le basi per valorizzare aree ormai dismesse. Se ne salvino altre dal degrado per incuria e disinteresse, recuperandole a nuove iniziative che possano dare lustro e rivalutazione di un intero quartiere.

Ecco come può avviarsi il volano della solidarietà, della partecipazione, del dibattito costruttivo e attivo, del voler fare, non fine a sé stesso o per bieco interesse personale, ma per contribuire alla valorizzazione, recupero e rilancio di una città che ha veramente solo bisogno di credere nelle sue capacità di migliorare.

Risorse che da troppo tempo sono rimaste sepolte nella polvere dell’oblio e sotto il peso dell’inedia (caserma Valfrè, Cittadella, Giardini, patrimonio storico e museale) restituendole alla intraprendenza, ed alla voglia del fare, del fare bene, che i concittadini hanno sempre avuto, anche se per ora non vede l’occasione di mostrarlo. Occorre fornirgli l’opportunità.

Alessandria 22/05/22

Mario D. Summa

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